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Lo sguardo del vecchio si posò sull’aspirante adepta. Le neri vesti dei quindici sacerdoti giacevano riverse sul freddo pavimento del tempio, insieme a quella ridotta a brandelli della ragazza.
«Innanzi all’Entità Cosmica, tu non sei mia figlia. Sei farina di stelle, cellula del disegno.»
Gli uomini le si fecero appresso. Lei continuò a rimanere aggrappata alla sua umanità. Poi avvertì il tocco di una, dieci, venti mani. Le carni si fusero in una danza di nervi e mucose, gemiti e rantoli, fragranze e sughi. Non una banale ricerca del piacere, ma il sigillo immacolato di una grande iniziazione.
GM Willo 2008 per 101 Parole
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